Citywire: In Focus

Prima del 24 febbraio 2022, giorno dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, si parlava già da anni di transizione energetica, ma nessuno pensava che la resa dei conti sarebbe stata dietro l’angolo. Quella data, però, ha mutato l’approccio al discorso in un baleno, tramutandolo in una questione di vita o di morte imminente. Per il mondo del risparmio gestito è stato un bel grattacapo. Dopo anni in cui la narrazione delle case di gestione sull’importanza di promuovere la transizione energetica delle aziende in cui investono e la realtà dei mercati finanziari sono andate di pari passo, il 24 febbraio 2022 ha creato uno iato anche tra queste due dimensioni. Nel 2022, infatti, i gestori non sono riusciti a compensare l’aumento dei prezzi dell’energia fossile, che ha favorito la performance delle società della cosiddetta “old economy”, a scapito dei fondi Esg. Ma la stessa transizione energetica verso l'energia pulita si basa su materiali, come le terre rare, la cui estrazione può avere a sua volta un impatto negativo su ambiente e comunità. Insomma, la transizione energetica non sarà affatto semplice, ma costosissima e perfino paradossale. Questo non significa che la sfida non sia da cogliere, anche e soprattutto per i fondi che investono in questa trasformazione.

What is Citywire: In Focus?

Il rialzo dei tassi d’interesse deciso prima dalla Fed e poi dalla Banca Centrale Europea è l’unico mezzo per contenere l’inflazione dilagante che ha messo in crisi in primis i consumatori, ma anche le società d’investimento. Ma come agisce l’inflazione sui fondi comuni di investimento? Che cosa occorre fare quando persino i rendimenti dei fondi obbligazionari sono negativi? In questo podcast cercheremo di rispondere a queste domande e faremo il punto della situazione, dopo quello che è stato un anno difficile.